L’olio d’oliva non è sempre quello che sembra. Tra pesticidi, additivi e altro, ecco perché conviene leggere bene le etichette
L’olio d’oliva lo usiamo dappertutto, dalla bruschetta all’insalata, dal soffritto alle creme. Fa parte della nostra cucina, ma anche del nostro modo di vivere. Un filo d’olio, e tutto prende sapore. Ma sotto questa superficie dorata, si nascondono cose che a volte sarebbe meglio non sapere. O forse sì. Ultimamente, infatti, l’olio è finito spesso sotto i riflettori per motivi tutt’altro preoccupanti. E non si parla solo di prezzi in salita, che già fanno girare la testa, ma proprio della qualità, di ciò che ci troviamo davvero nel piatto.
Tutto comincia dagli ulivi
Tutti pensano che l’olio sia una cosa “pura”: raccogli le olive, le schiacci, spremi, ed esce il nettare. Peccato che la realtà sia un tantino più complicata. Non sempre le olive sono raccolte a mano da contadini. Anzi, la maggior parte delle volte si usano mezzi meccanici, a volte anche quando le olive non sono del tutto mature. Poi arrivano nei frantoi e lì, tra frangitura, gramolatura e spremitura, qualcosa può andare storto.
Ad esempio? L’acqua usata per lavarle può contenere residui. I macchinari possono non essere puliti come dovrebbero. E poi, alcuni produttori, per guadagnare di più o per “migliorare” colore e sapore, potrebbero aggiungere sostanze che con l’olio buono hanno poco a che vedere.
Cosa si può trovare nell’olio
L’elenco non è proprio quello che uno vorrebbe leggere prima di cena:
- Addensanti, usati per dare all’olio una consistenza più “ricca”, ma del tutto artificiale.
- Additivi, alcuni innocui, altri meno, servono a migliorare la conservazione o a correggere difetti di sapore.
- Pesticidi, residui dei trattamenti sull’ulivo.
- Sostanze contaminanti, derivanti dall’ambiente o da processi industriali bislacchi.
I pesticidi, in particolare, sono un bel problema. Anche se l’etichetta dice “olio extravergine”, non è detto che sia immune. Anzi, a volte, per tenere lontani insetti e altre presenze moleste, spesso si usano trattamenti chimici che lasciano tracce invisibili ma presenti. Oppure un altro aspetto è il sapore forte, quasi pungente, che molti associano a un olio extravergine, quello buono. Ecco, a volte è solo il risultato di miscele con oli diversi, magari stranieri, magari raffinati. Non farà male ma è sicuramente un altro prodotto rispetto a quello che ci immaginiamo. In certi casi, si arriva persino a modificare chimicamente l’olio per farlo sembrare più fresco o più profumato.
Cosa fare
Sicuramente, quello che possiamo fare è prestare attenzione e non prendere la prima bottiglia di olio che ci capita davanti al supermercato. Bisogna leggere bene l’etichetta, ad esempio, e preferire lotti tracciabili, con origine certificata. Quando possibile, comprare da piccoli produttori di fiducia. O almeno, evitare le bottiglie dal prezzo troppo basso per essere vero.
In definitiva, l’olio d’oliva resta un prodotto prezioso, ma non esente da sorprese. Come tante cose va trattato con rispetto, e un pizzico di diffidenza. Meglio non dare nulla per scontato, soprattutto quando si parla di ciò che mettiamo in tavola ogni giorno. Se non altro, ora lo sappiamo: dietro la bottiglia sull’acciaio del bancone, può nascondersi più di quanto sembri, sta a noi stare attenti.